a man hanging upside down on a fingerboard
Oggi sembra impossibile prepararsi ad un’arrampicata senza avere con sé scarpette adatte e della buona magnesite, indispensabile per garantire un’ottima presa alle mani.

 

Ma partiamo dal principio

Innanzitutto, come già spiegato nel precedente articolo la magnesite è molto diversa dal comune gesso da lavagna. Entrambi sono carbonati, ma quello specifico da arrampicata è a base di magnesio ed ha fortissime proprietà anti-sudore, fornisce un migliore attrito tra la pelle delle mani e la roccia, inoltre migliora la presa generale.

Sebbene non sia chiaro esattamente da quando, la magnesite nello sport è in circolazione da quando esiste la ginnastica moderna. I ginnasti lo chiamavano originariamente “mag” per via della sua composizione.

 

 Possiamo proprio dirlo: John Gill, uno dei più grandi precursori ed innovatori del bouldering, aveva visto lungo. Il ginnasta americano introdusse l’uso della magnesite da arrampicata nel 1954. Prima di lui, quando i climber avevano le mani sudate, se le pulivano sui pantaloni oppure prendevano una manciata di terra e se la strofinavano tra i palmi. Non era esattamente una soluzione ottimale dal punto di vista delle prestazioni, per ovvie ragioni!

 

John Gill vedeva l’arrampicata come un’estensione della ginnastica, pensiero in contrasto con il punto di vista comune che l’arrampicata fosse un’estensione dell’escursionismo.
Si rese conto, infatti, che le notevoli proprietà della magnesite da ginnastica come agente essiccante, che migliorava notevolmente la presa, sarebbero state perfette in arrampicata.
Durante gli anni ’50, esplorò sempre più aree da bouldering per stabilire vie brevi e dinamiche. La sua idea di climbing era essenzialmente un connubio tra i movimenti dinamici della ginnastica con il progresso verticale dell’arrampicata tradizionale, che prima di Gill, era di natura estremamente statica.

Naturalmente, portare questo dinamismo nel mondo dell’arrampicata richiedeva maggiore capacità di aderenza ed ecco perché Gill individuò nella magnesite da ginnastica la soluzione perfetta.

Non lo si può negare: il contributo di John Gill al bouldering è stato rivoluzionario, tanto che anche la prestigiosa rivista Alpinist ne parlò come de “l’inizio dell’arrampicata moderna in America”. Il resto, come si suol dire, è storia: da allora non esiste climber al mondo che non usi la magnesite.
Detto questo, è importante sapere che la magnesite si è evoluta in tanti stili e forme ed oggi è molto diversa da quella standard di un tempo.

 

Come si presenta la magnesite?

La magnesite di oggi si presenta tipicamente in tre forme: una polvere fine (che può essere sciolta o posta in palline di garza), blocchi e liquida.

Ogni climber sceglie il tipo di magnesite in base alle preferenze personali, ognuna delle quali ha i suoi vantaggi e svantaggi.

Magnesite in polvere
Le magnesiti sciolte e a blocchi sono ottime per le salite più lunghe e tradizionali, dal momento che puoi portarle in un sacchetto e usarle rapidamente mentre sei in parete, nel mezzo di un percorso o in sosta. 
La magnesite in polvere è forse la forma più usata perché è più facile da condividere con gli amici.
Basta immergere le mani nella sacca et voilà, eccole ricoperte e pronte ad un grip perfetto! Beh, questo almeno prima dell’era COVID.

Alcuni svantaggi: non dura tanto a lungo ed è facile usarne troppa e sprecarla. In questi casi, addirittura a volte si rischia di rimanere per un attimo “soffocati” da un suo utilizzo eccessivo e non è molto simpatica come situazione.

Magnesite in blocchi
La magnesite a blocchi non è molto diversa da quella sciolta, tranne per il fatto che si presenta sotto forma di blocco solido da rompere in piccole briciole da strofinare sulle mani fino a farle diventare polvere. Sicuramente crea meno “disordine” e se ne spreca meno.

Magnesite liquida
La magnesite liquida, invece, è tutta un’altra storia!
E’ probabilmente la scelta migliore per il moderno scalatore e boulderista da un punto di vista etico, pratico ed anche igienico. Di solito viene fornita in un tubetto e se ne mette una piccola quantità prima di una salita, quindi va strofinata e lasciata asciugare. Dettaglio non trascurabile: una sola applicazione basta per un’intera sessione di climbing: per esempio, se stai scalando le tacche, puoi rivestire solo le tue punte e non ne sprechi, fantastico, no?

Altri vantaggi? Detto in modo chiaro e semplice: sia in palestra che all’aperto è più gentile sulla plastica e sulla roccia. È meno disordinata e dispendiosa. Non lascia quasi residui dietro (di solito nessuno) e se ne usa meno.



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